Il veterinario, il web e l’insostenibile leggerezza del lettore: quando a scuola servirebbe l’ora di “educazione alla lettura dei giornali”…

Oggi parlerò di un argomento a caso: il mondo dell’informazione. Da giornalista ne ho sentite di tutti i colori su questo lavoro. Critiche, attacchi di tutti i tipi. Però non ho mai sentito nessun lettore ammettere di avere sbagliato.

Chiediamo tutti trasparenza, informazione libera, protestiamo contro la mala politica, ci lamentiamo delle tasse, però nessuno di noi ammette di essere spesso il primo ingranaggio che non funziona in una enorme macchina chiamata società. Che ormai da tempo inceppata.

Il Comune ordina la chiusura di un ambulatorio perché sprovvisto di autorizzazione. È una notizia. Lo studio era di un consigliere comunale: altro elemento importante.

Ora due cose mi stupiscono: la prima è una stupidaggine e riguarda i contenuti dell’articolo. Mi dicono che scrivere che era pure consigliere è sbagliato. Come se fosse un’informazione secondaria, di poco conto. È come se la colpa della morte di un uomo fosse del titolare delle pompe funebri, o il guato all’auto del meccanico.

Ma è meglio parlare della seconda cosa che mi ha spaventato di più: la leggerezza con cui la gente ha accostato un problema di carattere amministrativo alla competenza del veterinario. È sotto gli occhi di tutti che il problema riguarda la mancanza di un’autorizzazione, che può essere legata a una miriade di motivazioni. Che possono essere gravi, lievi, non sta a noi stabilirlo. Ma non c’entra nulla la competenza: non è contestata la mancanza del titolo di studio, la falsa professione. Cioè ognuno può ritenere il veterinario bravo o meno bravo, ma non è che siccome mancava l’autorizzazione allora lui era scarso.

Questa situazione emerge chiaramente dal giornale, dal web, dalle tv. Invece con una leggerezza allarmante, ho letto commenti e allusioni sulla professionalità del veterinario. Questo non è un post in difesa del professionista, che onestamente non conosco dal punto di vista lavorativo. È invece un allarme sulla capacità critica della gente. Cioè qui dovrebbe diventare obbligatorio a scuola l’insegnamento “lettura dei giornali”. Tanto per rendere meglio l’idea: se Einstein avesse avuto un laboratorio senza autorizzazione, sempre un grande scienziato sarebbe stato. Attenzione, ognuno avrà la sua esperienza e giudicherà come vuole, ma è stato palese il fraintendimento di massa.

Insomma, ognuno ha il dovere di leggere, farsi un’opinione, informarsi su tutto e dire la propria, anche usando toni duri, critici, forti. È l’articolo 21 della costituzione che lo dice. Ma bisogna rimanere sulla strada della verità, condannare ciò che è da condannare, valutare, analizzare.

E in tutta questa vicenda, dove si è scatenato il tam tam di facebook e internet ha contribuito ad amplificare il caos di parole, per prima volta a mio avviso la scelta migliore resta quella del veterinario interessato, che ha preferito non dire nulla sulla vicenda. Ha preferito il silenzio. Avrebbe dovuto prendersela con le forze dell’ordine o con la “giustizia”, come ormai è di moda? Avrebbe dovuto tentare di difendersi a parole? Giustificarsi davanti a gente che non ha neanche capito cosa è realmente successo? L’importante, in fondo, è sempre rimediare: nella vita chi sbaglia paga e tutti hanno diritto a una seconda possibilità.