La vittoria dei rizziani, gli equilibri in Consiglio, il primo test per il nuovo sindaco: Balestrate spera nella rinascita

Ci sono cose nella vita che accadono perché devono accadere, si sa che prima o poi andrà così, è nelle cose. Un ragazzo e una ragazza che s’incontrano sul treno ogni giorno e alla fine si innamorano, una squadra che attacca, non segna e alla fine lo sai che prenderà il gol, un bambino che ama recitare e alla fine diventa una promessa del cinema.
Vito Rizzo è il nuovo sindaco di Balestrate, era questione di tempo, lo sapevano tutti che lo sarebbe diventato. Ha vinto nonostante il calo dell’affluenza con quasi 500 votanti in meno rispetto al 2012, ha vinto nonostante il folle accordo coi milazziani che aveva impaurito i suoi sostenitori. La gente alla fine ha premiato la sua costante presenza sul territorio, ha premiato i contenuti del suo programma, il modo equilibrato di proporre un progetto di sviluppo, la competenza di un giovane che ne sa più di tanti anziani e politici navigati.

I milazziani, che non hanno avuto la forza di esprimere un loro candidato, non solo hanno limitato i danni ma si sono imposti coi soliti numeri monstre di alcuni gruppi. Questa volta, però, la sensazione e che abbiano visto il proprio perimetro ridimensionarsi. Ci sono, sì, ma a Balestrate oggi hanno vinto i rizziani. Una nuova era, non più quella di un candidato fantoccio, ma di un intero popolo alle sue spalle pronto a farsi valere. Enrico Rizzo è il primo eletto. Il gruppo storico di Vito, che cinque anni fa aveva perso presentandosi puro e casto, nonostante abbia piazzato in Consiglio solo 3 candidati – Enza Agrusa, Filippa D’Anna e Enrico Rizzo – questa volta ha tanti di quei numeri da valere da solo la speranza che il progetto proposto non cada sotto i veti e i diktat dei milazziani.
Dall’altra parte Rizzo troverà in Consiglio un agguerritissimo Giuseppe Curcurù, una sorpresa non tanto nei voti presi da candidato sindaco (noi stessi, con un articolo, avevamo pronosticato come possibile secondo posto o addirittura primo) ma soprattutto nel risultato raggiunto dalla lista, una lista che veniva data perdente, con una manciata di voti a candidato e che invece ha stupito per la mole di preferenze raccolta da persone pressocchè sconosciute alla politica. Per poco non scalzava Lo Piccolo conquistando 4 posti da consigliere.

Le urla e la rabbia di Curcurà sono state le urla di centinaia di cittadini che hanno voluto lanciare un segnale forte alla politica, una richiesta di trasparenza, di interesse pubblico contro quello privato, di onestà, di vero rinnovamento, e poco importa come e in che modo, con quali contenuti. E non credo che lui, Giuseppe, sia stato così ingenuo da non averlo capito, anzi. Sono certo che lui abbia capito tutto questo e abbia volontariamente deciso come strategia di cavalcare questo dissenso, di cercare continuamente la polemica, lo scontro, di alzare i toni, non potendo competere sul piano dei programmi perché sorretto da un gruppo troppo nuovo e inesperto agli occhi della gente per essere credibile. Curcurù però rischia di rimanere imprigionato da questo successo, perché secondo le regole del Movimento Cinque Stelle chi si dimette senza validi motivi poi non può correre per altre competizioni, per cui Curcurù, salvo cavilli e interpretazioni varie, rischia davvero di non poter candidarsi alle prossime regionali. Di certo, se resterà sarà un valore aggiunto per Balestrate anche se vedere un balestratese in corsa per le regionali non sarebbe stato male. Magari ci proverà qualche altro…

E Benedetto Lo Piccolo? Volendo sdrammatizzare il paragone è quello di Icardi all’Inter, un fuoriclasse limitato da modulo e società. Da una parte c’era l’usato garantito spinto dalla presenza di Rizzo, dall’altro la protesta dei Cinque Stelle. Lo Piccolo è rimasto schiacciato tra queste due proposte, incapace di presentarsi agli occhi dei balestratesi come modello alternativo. Il progetto non era male, anzi, come avevamo detto presentava elementi innovativi, primo tra tutti quello di promuovere lo sviluppo di Balestrate nell’ambito di tutto il golfo di Castellammare. Evidentemente sono stati compiuti errori madornali stando ai risultati. Un errore tra tanti, a mio avviso, quello di riproporre continuamente l’idea che questa avventura fosse in continuità con l’esperienza 2007-2012, di cui probabilmente i balestratesi non ricordavano più nulla se non l’idea che fosse un passato ormai superato di cui non è rimasta traccia. Un salto nel passato, al buio, contro la tendenza ormai consolidata ovunque di puntare sul sindaco “che lo sa fare”, sull’usato garantito. Una scelta che forse non ha convinto neanche alcuni degli stessi candidati e che alla fine ha punito il progetto di Balestrate partecipata che porta in Consiglio solo 3 consiglieri.

E però la situazione adesso si fa interessante, molto interessante. Detto di Rizzo e del suo progetto, detto dei suoi 3 uomini in Consiglio, bisogna ricordare che all’opposizione si troverà Curcurù: la legge elettorale prevede che il sindaco perdente possa occupare un posto in Consiglio. Non ci sarà però solo un grillino in Aula ma un intero Movimento pronto a fare le pulci a ogni proposta, nella speranza però che il dibattito non si arrocchi nella sola protesta e diventi costruttivo. Questa competizione ha visto in campo tantissimi ragazzi poco avvezzi alla politica che non hanno capito forse che questa non è un fatto personale ma uno strumento per raggiungere il bene pubblico. E se proprio devono essere incazzati, come lo siamo in molti, devono scegliere per bene il loro “nemico”, quello da non salutare, quello da odiare per il male fatto al paese in tutti questi anni. Sarà un momento di maturazione anche questo. Per il resto in Consiglio potrebbero persino trovare punti in Comune coi rizziani sui temi dell’ambiente, dello sviluppo ecosostenibile, del turismo di qualità, chissà. Lo stesso punto di incontro che potrebbe vedere la convergenza dei tre consiglieri di Benedetto Lo Piccolo tra cui Guido De Amicis, che in passato ha avuto modo di lavorare a stretto contatto con Rizzo e che da lui ha avuto lodi anche in campagna elettorale. Si vedrà.
Di certo Rizzo subirà minore pressione dai milazziani che rischiano per davvero di essere messi all’angolo. Ora arriva la trasparenza, ora c’è un intero popolo accanto a Rizzo pronto a rivendicare l’interesse pubblico, e guai ad alzare la voce. Mi aspetto subito le sedute consiliaririn diretta web. 

Il primo test per Rizzo riguarda la composizione della giunta. L’accordo era che in caso di 5 milazziani eletti e 3 rizziani, il quarto assessore sarebbe andato ai milazziani  (oltre a Bosco e Chiarenza, mentre Giovanni D’Anna è in quota Rizzo) che avrebbero preso anche la presidenza del Consiglio affidata a Gino D’Anna. L’assessore sarebbe stato Vito D’Anna, ma difficile adesso che venga proposto lui, rimasto fuori a causa della doppia preferenza di genere che ha lanciato le candidate donne. L’accordo prevedeva anche una girandola di assessorati affidati per due anni e mezzo ai candidati esclusi dalla lista o non eletti. Si fanno tanti nomi, ma adesso è il momento di battere cassa. Taormina con oltre 300 voti potrebbe presentare il conto, ma il primo eletto è Enrico Rizzo, con lui ci sono Enza Agrusa e Filippa D’anna e i primi due non eletti rizziani, Francesco Vitale e Gabriella Vitale. Una pattuglia  che ha ottenuto un risultato troppo importante per proporre il proprio progetto con un solo assessore in giunta. Si troverà un nome condiviso? Rizzo cederà ai milazziani? Rizzò rivendicherà il suo lavoro, il suo peso, il suo programma? Si vedrà. Difficilmente questa volta Chiarenza si dimetterà per dedicarsi solo al lavoro di assessore. Francesco Vitale, primo dei non eletti, resta in attesa. Così come tutto il paese di Balestrate attende i primi risultati.