“E’ chiara la colpevolezza di Vicari e Rocca”
Ma è passato troppo tempo: reato prescritto
Conchiglia, il caso finisce a fischiaepirita
Ecco un dossier sulla misteriosa vicenda

“Emerge in maniera chiara e inequivocabile la piena colpevolezza degli imputati”, Giovanni Vicari e Vittorio Rocca, ma è passato troppo tempo quindi il processo termina qui e il reato viene prescritto. Lo scrive il giudice del tribunale di Partinico. Morale della favola: la vicenda dell’ex villetta comunale, divenuta discoteca, finisce a fischia e pirita. Ma la posizione dell’attuale presidente della Pro Loco, Giovanni Vicari, di certo è più che mai traballante. Assolto invece il figlio di Rocca, Claudio, ma dietro si cela un giallo mai chiarito su un documento che sarebbe scomparso dal Comune.

IL CASO. Vittorio e Claudio Rocca, assieme a Giovanni Vicari, erano accusati di aver tentato una truffa per accaparrarsi parte dell’ex discoteca la Conchiglia, che avevano gestito per decenni grazie ad una convenzione col Comune.

LE TAPPE DELLA VICENDA. La discoteca fallisce nel febbraio 2003. Il curatore fallimentare allora si presenta per restituire il bene al Comune. Ma i Rocca lo bloccano: altolà, un pezzo di questo terreno è nostro. Infatti, nell’aprile del 2003, Claudio Rocca stipula un atto di vendita presso il notaio Allotta di Partinico dove tale Antonio Giordano, classe 1926, vicino a Vicari, vende di fatto una parte del terreno della Conchiglia a Claudio Rocca. Evidentemente, scrive il giudice nella sentenza, “Vittorio Rocca non si era rassegnato all’idea di perdere il terreno già sede della discoteca”. Quindi i Rocca si sono presentati dal curatore e hanno detto: “Parte di questo terreno è mio”. Ma come ha fatto Giordano a diventare proprietario di quel bene? Eppure, scrive sempre il giudice, “non aveva mai vantato alcun diritto”.

L’ACCUSA. Secondo il giudice, sono emersi tutta una serie di elementi che metterebbero palesemente in dubbio questa proprietà. Intanto, come ha potuto fare Giordano a diventare proprietario di quel terreno, che risulta demaniale? “E’ impossibile che lo abbia acquisito per uso capione – scrive il giudice – in quanto è un bene demaniale” e quindi resta patrimonio pubblico. Ma c’è un altro elemento che il giudice definisce “singolare” e che noi giudichiamo con una risata, se ci permettete: “Nel 1981 Vittorio Rocca presentava domanda di sanatoria edilizia su un immobile sito nella particella 25”, quella contestata. Ma nel 2003, il figlio Claudio, che a suo dire è il nuovo proprietario, “dichiara che i lavori abusivi erano stati realizzati prima del 1967 da Giordano”. Una discordanza non di poco conto.

IL SEVERO GIUDIZIO DEL GIUDICE. Secondo il giudice del tribunale di Partinico, Giacomo Barbarino, dagli atti “emerge in maniera inequivocabile la piena colpevolezza degli imputati”. Inoltre, “dalle risultanze processuali, non risulta evidente che il fatto non sussiste, che l’imputato non lo ha commesso”. Ma è trascorso il tempo previsto dalla legge e dunque è intervenuta la prescrizione del reato. Cosa ha rallentato in questi anni il processo? Errori nelle notifiche, lungaggini, che l’avvocato difensore Alessandro Ticli definisce “svarioni”. Svarioni che non hanno esentato il giudice dall’esprimere un severo giudizio, pur procedendo con la prescrizione. Vittorio Rocca e Giovanni Vicari rischiavano al massimo una condanna a 7 anni e sei mesi. Trascorso questo tempo da quando è stato compiuto il presunto reato, è intervenuta la prescrizione.

LA POSIZIONE DI CLAUDIO ROCCA. Assolto invece con formula piena, “perchè il fatto non sussiste”, Claudio Rocca, figlio di Vittorio, che ha vantato la proprietà di una parte dell’ex discoteca. Il pubblico ministero, cioè l’accusa, aveva chiesto una condanna a 5 mesi e 20 giorni. Perchè è stato assolto? Secondo il giudice Giancarlo Tempra, “non può ritenersi raggiunta la prova della colpevolezza”. Cioè la difesa è riuscita a dimostrare che non ci sono prove sul fatto che quella particella appartenga al Comune. Scrive il giudice: “Non risulta possibile affermare con certezza che il bene sia attribuibile al Comune”. Dunque la prova “principe” è “carente” e Claudio Rocca è stato assolto.

IL GIALLO DELL’ATTO SCOMPARSO. Ma come è possibile che non ci sia un atto che dimostri che quel terreno appartenga al Comune? L’ente ha sempre sostenuto che quel pezzo di terra era suo: glielo avrebbe donato la famiglia Maltese intorno al 1935. A quel tempo, per stipulare gli atti si poteva ricorrere anche al segretario comunale. Poiché negli archivi notarili non c’è traccia di quel documento, è possibile anche che sia stato stipulato proprio dal segretario dell’epoca. Ma dove è finito? L’ex sindaco Salvatore Bonaviri presentò denuncia ai carabinieri perchè quell’atto è scomparso. Con molta probabilità è stato rubato, proprio nel periodo in cui scoppiò il caso dell’ex discoteca. Un episodio davvero singolare, sul quale l’unico giudizio possibile è quello dalla libertà di pensiero che ognuno di noi ha sin dalla nascita.

IL CASO POLITICO. La vicenda è ancor più “singolare” se si pensa che in questi anni il processo ha visto il Comune, guidato dal sindaco Tonino Palazzolo, opporsi a Giovanni Vicari, presidente della Pro Loco, ovvero l’associazione di promozione turistica di Balestrate e candidato per ben due vole nella lista di Palazzolo. Chissà il sindaco come avrà commentato la prescrizione. Chissà come giudicherà le parole del giudice. Chissà se Vicari resterà alla guida della Pro Loco, alla luce della sentenza. Dalla giunta di Palazzolo c’è chi getta acqua sul fuoco, facendo intendere che a questa amministrazione non è che interessasse più di tanto accanirsi contro Rocca e Vicari. E ci mancherebbe, aggiungiamo noi.
Nel frattempo, l’avvocato Stefano Pellegrino, che ha seguito la causa per conto del Comune, evidentemente è piaciuto al sindaco. Infatti, Pellegrino sta lavorando per il Comune anche nella causa contro l’Ato rifiuti. Pellegrino ha consegnato la sentenza al Comune, ma il caso è rimasto nei cassetti. Ssssshhhhhh, silenzio!

LA VILLETTA COMUNALE, TRA PASSATO E FUTURO. Il municipio oggi è tornato in possesso di quella che originariamente era nata come villetta comunale e intestata ad Arnaldo Mussolini, fratello del duce. Successivamente fu denominata “Villa Europa”. Una storia che risale al 1961, quando il Comune di Balestrate concesse in affitto la villetta, estesa circa 2.000 metri quadrati, a Vittorio Rocca, che la trasformò in discoteca all’aperto. In realtà, la convenzione col Comune riguardava solo una piccola particella, ma come spesso accade alla fine fu occupato tutto il complesso e per anni quell’area è apparsa a molti balestratesi come terreno di privati. Dopo il fallimento nacque il contenzioso sulla famosa particella numero 25. Per lunghissimo tempo la struttura è rimasta chiusa. E ancora oggi, il Comune non ha espresso alcun giudizio su come intenda utilizzare la struttura. In Consiglio si è discusso di un progetto per il recupero della struttura e sulla partecipazione e un bando. Ma su quale sia il destino dell’ex villetta comunale, oggi non ci sono certezze. In uno degli ultimi dibattiti in Consiglio c’è chi ha parlato di commissioni di lavoro, chi ha tirato in ballo gli imprenditori, chi ha auspicato che la villetta comunale lavori in sinergia col porto. Fortunatamente nessuno (fino ad oggi), ha tirato in ballo la Pro Loco per la gestione…
C’è infine un’altra lezione che abbiamo imparato da questa vicenda: affidare il patrimonio pubblico ai privati, molto spesso è un errore. Non si crea lavoro, e non ditemi che la Conchiglia ha creato sviluppo. Divertimento sì, quello a palate. Magari dei bei ricordi tra innamorati e negli stagionali che ci hanno lavorato. Ma oggi vediamo una discoteca fallita, un processo dai risvolti poco piacevoli, una struttura che poteva essere un fiore all’occhiello di Balestrate ridotta in macerie.