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Pride, religione e polemiche, ma la notizia è un’altra: Balestrate è viva

C’è un modo per affrontare le cose che ci accadono nella vita che è quello trasformare tutto in opportunità. Dal casino che è scoppiato per la storia del Pride, delle letture, dei rimproveri del prete, dalle polemiche sui social, ne esce fuori un dato che per me è un grande sollievo: Balestrate è viva.

In un paesino in cui si vota soprattutto per favori, amicizie e parentele, in cui è stata mortificata la dignità della gente, dove il lavoro non è un diritto ma un piacere che solo in pochi possono ricevere, dove i vecchi politicotti pensano ogni giorno a come dividers la torta del paese, davanti a tutto questo i balestratesi sembravano assuefatti alla resa. Che si parli di ex colonia, di porto, di viabilità, di commercio, di occupazione, di appalti, di spiagge e mare, di turismo, qualunque sia l’argomento, questo paese sembra ormai assuefatto all’idea che nulla possa cambiare e che per ogni giovane le strade siano due: vivacchiare come schiavetto grazie a qualche “favore”, oppure comprare un bel biglietto e partire.

Le ultime elezioni sembravano aver posato un’enorme pietra, un macigno sulle speranze di questa comunità, perché quel mondo di giovani che doveva portare novità, energia e voglia di migliorare le cose, grazie a un patto generazionale con la vecchia politica, si è rivelato invece al momento ben altra cosa. Questi giovani sembrano diventati l’ennesimo cavallo di Troia di interessi locali e particolari che continuano ad agire indisturbati pensando solo al proprio tornaconto. Oggi, a Balestrate, la politica continua a fare gli interessi di pochi piuttosto che il bene tutti, e su questo ci sono fatti concreti, prove che possono testimoniarlo.

Ma il tema è un altro: di fronte a questo disastro, è ancora accesa la fiammella della speranza? Lo scontro sul Pride ci porta un regalo inaspettato: sì, i balestratesi sono vivi, non hanno ancora perso la capacità critica, ci sono ancora dei valori a muovere le coscienze e dunque tutto è ancora possibile.

Ci sono tante cose vere in questa storia. Il programma del Pride poteva essere condiviso prima, soprattutto avendo intenzione di parlare di letture Sacre, l’assessore Saputo sembra aver capito e ha rimediato modificando le letture, lo stesso prete che aveva criticato il modo di fare degli organizzatori, ha chiaramente difeso i diritti delle persone e la manifestazione in sé. E pazienza se le polemiche dei social hanno preso di mira chiunque, il caos è ormai la regola. La situazione sembra fortunatamente risolta.

Quello che mi riempie di speranza però è avere la certezza che un’alternativa c’è, esiste.

Padre Francesco è un faro, una luce per questa comunità, ha rimesso in piedi un movimento intorno alla chiesa seminando quei valori cristiani che a Balestrate sembravano essere perduti, non certo per colpa di chi lo ha preceduto ma per via forse di una generale situazione di delusione, di stasi, per una mancanza di entusiasmo legata evidentemente a un contesto sociale ed economico di grande disagio. E l’umiltà con cui padre Francesco si è approcciato alla situazione del Pride è il segno di una grande maturità. Ha spiegato, ha criticato argomentando, ha usato i toni duri di chi ama e vuole difendere i valori di una comunità, di chi sente di farne parte. Si conferma un punto di riferimento per tutti, tutti.

Dall’altra parte l’assessore Saputo ha dimostrato che un altro modo di amministrare esiste. Senza paura di alzare l’asticella, di metterci la faccia, con le idee chiare di un percorso che attraversa e tocca i temi dei diritti, dell’inclusione, della cultura. Facile incamerare qualche evento e stamparlo in un volantino, meno facile seguire un filo logico di appuntamenti che vanno dalla teca in piazza agli incontri all’ex mattatoio, dall’invito di Cupidi al Pride estivo, sempre sopra le righe, oltre l’appiattimento delle nostre abitudini. E soprattutto nella massima trasparenza, senza autoreferenzialità, seppur con qualche sbavatura legata a un metodo su cui c’è da lavorare: la massima condivisione nel fare le cose.

Ma questo metodo è qualcosa di sconosciuto in questa amministrazione. Immaginate di portare il coraggio e l’intraprendenza dell’assessore Saputo nelle politiche del turismo, dell’ambiente, nella viabilità, nel commercio, nelle attività produttive. Immaginate per un attimo un assessore impegnato a trattare con gli investitori dell’ex colonia, con la società del porto, con le aziende di servizi che espletano appalti pagati coi soldi dei balestratesi, immaginate lo stesso coraggio e faccia tosta, la stessa trasparenza e concretezza in tutte queste altre situazioni, osando senza la paura di sbagliare.

L’assessore Saputo, però, è un po’ come Icardi all’Inter, tanti gol per la squadra che non lotta per lo scudetto, che fa un altro campionato lontana dalla vetta dove competono tante altre località turistiche del circondario.

In tutto questo bisogna apprezzare la maturità dell’opposizione che si è tenuta ben lontana da facili strumentalizzazioni, a cominciare da Balestrate partecipata fino ai 5 Stelle, che continuano con un’opera certosina di chiarezza e trasparenza sui conti e sui servizi resi alla città. Da movimento di protesta, a movimento di proposta. Ricordo Tonino Palazzolo sconfitto nel 2002 ed eletto nel 2007, ricordo Salvatore Milazzo sconfitto nel 2007 ed eletto nel 2012, ricordo Vito Rizzo sconfitto nel 2012 ed eletto nel 2017. I balestratesi sono molto più svegli di quanto si possa pensare e sarebbe ora che qualcuno capisca che il tempo è scaduto.

Ma questa, come sempre, è la mia opinione, e spero tanto che nessuno sia d’accordo.

Categories: Politica
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