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Il porto dei fissa e dei patruna. “I pescatori costretti a pagare per lavorare”, altro che sviluppo

“La ditta preposta dal Comune di Balestrate nella gestione di dubbiosa legalità del porto turistico espone periodicamente l’utenza al pagamento di pedaggi per l’immissione delle barche in mare poichè il relativo scivolo a mare è anch’esso gestito dalla società”. Lo dice il deputato regionale Vincenzo Figuccia mettendo nero su bianco quello di cui tutti in paese discutevano. Un porto “diviso in due da una rete metallica” dove una parte è ad uso della società privata, l’altra, dissestata, è per l’accesso pubblico con disagi per i pescatori. Figuccia ha presentato un’interrogazione all’Ars per sollevare un problema su cui l’amministrazione comunale non ha dato risposte.

Il porto, quella struttura che doveva portare benessere e sviluppo, si sarebbe ridotto a un giocattolino di potere e assurde pratiche: far pagare il passaggio ai pescatori, il simbolo di Balestrate, lavoratori instancabili che fino ad oggi avevano avuto come unica controparte il mare e i suoi segreti per trovare il pesce.

 

Adesso no, adesso se la devono vedere col potere, con scelte scellerate di un gruppo politico che a Balestrate è la causa di tutto questo. Perché? Semplice, perché quando anni e anni fa su pubblicato il bando per la gestione del porto, l’allora maggioranza in Consiglio, che equivale grosso modo a questa attuale, decise di “allearsi” a una società, la Ustica Lines, nonostante i richiami dell’opposizione sul forte rischio di perdere. E perdendo, la ditta che avrebbe vinto avrebbe potuto fare il bello e il cattivo tempo. Ed è quello che alla fine è successo. La Marina di Balestrate è il gestore e fa quello che le pare agendo da privato, stop. Anche se questo coincide con evidenti situazioni di favore per una parte dei balestratesi, per quelli “sperti”. Per i fissa, i pescatori che con grande dignità ogni giorni vanno a lavorare, per loro c’è il pedaggio.

 

Guardiamo ai fatti. I fatti dicono che le uniche mosse visibili, tangibili, sono l’aver piazzato una società per il rimessaggio vicina all’amministrazione, aver fatto fare quattro lavori, l’aver fatto una selezione barzelletta di personale secondo criteri misteriosi che hanno guarda caso fatto sorridere il gruppo politico che fa capo al deputato Edy Tamajo e gente a lui vicina. I fatti dicono che quelle briciole di apparente benessere che sono state portate dalla società che gestisce il porto hanno fatto sorridere solo i soliti amici.

Agli altri, come sempre, non resta che soffrire, pagare e sorridere.

 

Categories: Politica
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