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Sei competente?

Oggi parliamo di elezioni e competenza. Non di programmi, di persone, di sogni. Di competenza. A chi vi rivolgereste per rifare il prospetto della vostra casa? A me che scrivo? A un insegnante? A un medico? E per aggiustare la vostra auto, andreste dal salumiere o dal barbiere? Gli esempi potrebbero essere infiniti e potrebbero essere adattati perfettamente al concetto di gestione della cosa pubblica. 

Ma competenza non significa solo “saper fare una cosa” in senso stretto. Significa anche, ad esempio, essere in grado di portare avanti una cosa, a prescindere dal risultato finale. Non a caso, il verbo competere indica proprio il concetto di “sfida”. Segnatevi bene in mente questo passaggio e rileggetelo alla fine, onde evitare di confondere il significato delle parole.

Insomma, il punto è questo: le elezioni sono alle porte e spuntano presunte liste, candidati, programmi. Ognuno di noi ha però il dovere di fare le seguenti domande: tu che vuoi portare avanti le tue idee, tu che dici di avere entusiasmo, cosa sai fare? Come intendi portere avanti tutto questo? In certi casi potrebbe anche aggiungersi un altro quesito: fino ad oggi, perchè non l’hai fatto? Dulcis in fundo, la domanda delle domande: come intendi competere con gli altri? E badate bene che questa è la più importante delle domande, la madre di tutte le battaglie. Segnatevi bene a mente anche questo fondamentale passaggio.

Perchè a questo punto entrano in gioco altri elementi come la credibilità, gli interessi, il clientelismo. In un paese come Balestrate è ormai consolidato il fatto che un gruppo ristretto di persone vanta la maggior parte dei voti degli elettori. Tra parenti, amici, favori fatti, eterne promesse, alla fine il vincitore di ogni tornata elettorale è già stabilito dopo la presentazione delle liste. Si sommano i voti dei candidati e a occhio e croce raramente si sbaglia. È la matematica certezza dell’elezione.

Come poter scardinare tale sistema? Servono due fattori: il primo è la realizzazione di un movimento che sia radicato, forte, compatto, che nel tempo ha realizzato tutta una serie di battaglie vincenti che lo rendono credibile. Un movimento collaudato, capace di convincere gli altri anche, attenzione che è importantissimo, ricorrendo a gente esperta non balestratese. Non illudiamoci di essere da soli e di essere i migliori solo perchè abbiamo entusiasmo, solo perchè “ci crediamo”.
Il secondo fattore dipende meno dalla nostra volontà ed è legato al momento storico, allo stato d’animo della gente e alla capacità di saper cogliere il lato più fragile degli elettori e convincerli a cambiare la loro intenzione di voto. Sì, ma come?

E qui entra in gioco la credibilità. Per esempio, andiamo per assurdo: se un gruppo politico non è mai riuscito a essere unito e compatto, come potrà convincere la gente a sostenerlo in una nuova avventura? Sempre per assurdo, mettiamo che un gruppo consiliare non abbia mai votato nello stesso modo nei momenti più delicati di una legislatura. Cioè quando in Consiglio sono stati trattati i temi più importanti, alla fine questo gruppo ha votato ognuno secondo la propria inclinazione politica e morale: tipo uno astenuto, uno sì, l’altro no. Ecco, quale credibilità può avere questo gruppo in un’elezione? Nessuna, la gente continuerà a votare per amici, parenti e per chi promette sogni e illusioni. Quindi i soliti politici che fanno politica per i propri interessi e che hanno un consolidato numero di voti grazie al loro dannoso clientelismo, torneranno a vincere.

A questo punto entra in gioco quella parolona che fino ad ora non avevamo nemmeno citato: la politica. Politica, che sia un mestiere o altro, che sia l’unica attività di un individuo o meno, resta quell’attività di chi si occupa di una comunità. Chi si occupa di una comunità, lo fa con le proprie idee. Queste idee, nei secoli dei secoli, sono state raggruppate nelle cosiddette ideologie: sinistra, destra, centro, ecc… Poi i partiti politici hanno stravolto tutto confondendo la gente. Partiti che si dicono di destra si comportano come se fossero di sinistra e viceversa. Ma non c’è nulla di male a competere in un’elezione per un Comune col proprio simbolo politico: Pdl, Pd, Pid, Udc, Sel, Italia dei Valori, quello che volete. Significa, in teoria, la garanzia vedere un gruppo di persone che hanno grosso modo le stesse idee competere per un obiettivo. Il problema è che in un paese di 5 mila abitanti ottenere quella matematica certezza di vincere di cui parlavamo prima, è difficile se si considerano i partiti politici. E allora, che si fa? Si ricorre alle liste civiche, che nascondono tutte le ipocrisie. Una lista civica unisce gente che la pensa in maniera opposta. Unisce uno che difende l’ambiente con uno capace di votare una colata di cemento in spiaggia.

Ad esempio, succede che qualche giorno prima un gruppo politico, per esempio di sinistra, ma è solo un esempio, aveva preso le distanze da un altro gruppo politico tipo non so, di centro, che aveva come leader tutti politici inquisiti, condannati per mafia. La feccia, gente da cacciare via dalla politica e che ha rovinato una regione. Gente che invece è ancora difesa e osannata! Succede però che sotto il vessillo di una lista civica tutto questo sia dimenticato, nessuno prenda le distanze da nessuno e tutti si intestino una battaglia senza però riuscire a spiegare tutto quello di cui abbiamo parlato prima: cosa sai fare? Hai mai fatto sacrifici, hai mai lottato per un lavoro, conosci la vita? Come vuoi scardinare il sistema clientelare? Sei credibile per farlo? Tutto dimenticato nel segno della “buona volontà”, delle intenzioni, delle idee. E se questo è l’elemento che più fa rabbia dei soliti gruppi politici locali, che hanno rovinato un territorio col loro modo di intendere la politica, immaginate quanto possa dispiacere vedere una generazione di persone di segno opposto, di cultura, estranee a logiche clientelari, cadere nel tranello e perdere ancora un’altra occasione.

Ecco, tutto questo ragionamento, che a molti potrà sembrare chiaro mentre ad altri contorto, non ha come finalità  quello di convincere nessuno. Non è disfattismo, non è critica. Come sempre, se mai dovesse aiutare una persona su 5 mila a schiarirsi le idee e formarsi una propria opinione, il nostro obiettivo sarà raggiunto.
In poche parole, ciò che dovremmo chiedere a chi si propone in prima persona per “cambiare il paese”, per lo “sviluppo”, per “il futuro del paese”, dovrebbe essere: sei competente per farlo?

Categories: Cronaca
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