C’è un grande vuoto dentro che non si potrà mai colmare. Il 2019 di Balestrate si chiude con un dolore immenso, una ferita che non potrà mai guarire. Sulla scomparsa del piccolo Andrea in questo sito ha vinto il silenzio, il dolore, l’incapacità di dire qualcosa. Quando un fatto del genere ti coinvolge in prima persona, travolge le persone a te care, tutto diventa più difficile. Anche se la vita impone di resistere e andare avanti, di combattere, non è mai facile. Sono però consapevole che c’è un messaggio da rinnovare, una missione da portare avanti. Non possiamo fermarci, perchè è un messaggio di speranza, di solidarietà, di unione, su cui abbiamo il dovere morale di lavorare. Il 16 dicembre, giorno prima della tragica notizia, eravamo 5 o 6 persone a donare il sangue, nello stesso furgone in cui pochi mesi prima centinaia di balestratesi erano accorsi in una domenica mattina per aiutare il bambino. Questo è un aspetto su cui bisognerà fare qualcosa, le idee certamente non mancano, lo faremo.
Il 2020 sarà l’anno in cui saremo chiamati nei fatti, in concreto, a dimostrare che Balestrate può essere migliore. Abbiamo il dovere di tornare a essere una comunità ambiziosa, capace di sognare, di guardare in prospettiva. Non c’è cosa peggiore per un paese che rassegnarsi e credere che nulla di migliore sia possibile, che la mediocrità e lo stato delle cose siano ormai parte integrante del nostro modo di pensare. Questo lavoro, per restituire convinzione e fiducia, deve per forza di cose partire dalle cose concrete, dall’esempio. Il messaggio che sta dietro al parco giochi è il pilastro di tutto questo. Potevamo pensare semplicemente a rimettere in sesto il vecchio parchetto, e invece no, abbiamo costruito un concetto, l’abbiamo calato su un progetto ambizioso, abbiamo alzato l’asticella della qualità, lanciato la sfida dell’originalità, oltre l’ordinaria amministrazione, provando a volare alto sopra la banalità.
Ma non è finita. Questa comunità deve trovare le forze e il coraggio per ritrovare la propria identità, per costruire nuovi percorsi di sviluppo, per guardare in prospettiva. È tempo di iniziare a combattere per far vivere la spiaggetta dei pescatori, togliere quel maledetto cemento, ridare dignità e valore a quel luogo. È il momento di individuare un’area dove realizzare un teatro, che possa portare i grandi eventi. Il momento di valorizzare la boscaglia, di ripensare tutti gli spazi esistenti in paese. È il momento di scrollarsi di dosso la paura di sognare, è l’ora di sfidare la rassegnazione di un paese dove i giovani continuano ad andare via, i negozi chiudono, e sembra non esserci più alcuna prospettiva. La vera sfida che attende Balestrate è una sfida culturale, perché l’idea di cambiare e alzare l’asticella del dibattito rischia inevitabilmente di scontrarsi con lo status quo e la mentalità ormai cristallizzata della classe dirigente. Oltre ogni interesse, critica, egoismo che troveremo di fronte, abbiamo il dovere di provarci, con tutte le nostre forze. Buone feste e buon anno nuovo a tutti i balestratesi del mondo.