I novax della politica, il grande paradosso di Trappeto e Balestrate

Fino al 1954 Trappeto e Balestrate facevano parte dello stesso Comune. Due territori praticamente attaccati che vivevano con le stesse regole e sotto un’unica gestione amministrativa. Sembra passata un’eternità, eppure dopo meno di 70 anni queste località sul mare vivono oggi un incredibile paradosso: a Trappeto studenti e docenti sono in dad, cioè fanno lezione a distanza tramite un computer, mentre a Balestrate le scuole sono chiuse. E questo sta avvenendo nello stesso istituto scolastico, che comprende plessi in entrambi i paesi.
Se siamo arrivati a questo punto è perché la politica si è arresa alla dittatura dei social che ormai imperversa. Ha rinunciato alla prerogativa di responsabilità, al proprio ruolo istituzionale, perdendo lucidità e rimettendosi alla dittatura del web. Se c’è una regola nazionale che stabilisce cosa fare, in base a quali argomentazioni un ente può decidere altro?

Da strumento con cui i nostri amministratori pensavano di poter governare i cittadini con selfie, video e annunci, facebook si è trasformato ben presto nella loro prigione. E così non importa se il luogo più sicuro, dati alla mano, è stato proprio il mondo scolastico. Non importa se esistono regole e leggi che tengono aperte le scuole in tutta Italia in zona gialla. Non importa se c’è un mondo di famiglie silenziose che lavorano, non sbraitano sui social, che ritengono l’istruzione fondamentale, che tengono alla salute dei propri figli che da due anni hanno visto praticamente azzerata la propria socialità coi coetanei. Quello che importa è che il baccano generato dalla paura e dal tam tam di chat e social valgono più della realtà.  Che un mi piace, un commento pieno d’odio, una diceria, un luogo comune, diventano la spina nel fianco di chi guarda prima al consenso piuttosto che a gestire la propria comunità in maniera razionale.

E allora in Sicilia tutto va bene, persino andare oltre la legge. Non infrangerla, andare oltre. Perché lo strumento utilizzato per chiudere le scuole è l’ordinanza, che consente in certi casi ai sindaci di derogare alla normativa a patto che ci siano valide ragioni motivate, tramite pareri di enti competenti. In questo caso il parere dovrebbe darlo all’Asp, ma quanti Comuni hanno realmente in mano dei documenti in cui si attesta l’urgenza di chiudere le scuole? Pochissimi, forse nessuno. Io non lo so se sti pareri sono arrivati, se alla fine l’Asp per fare contenti tutti dirà che c’è il panico e allora va chiuso tutto. Ma se non ci sono motivazioni scientifiche, reali, se le uniche motivazioni sono la paura della gente, sacrosanta ma infondata se non ci sono dati, ecco se manca tutto questo a supportare una decisione, si piomba nel caos, perchè allora si potrà fare tutto e il contrario di tutto.

Guarda un po’: così come un novax, quando si spinge a criticare il vaccino, utilizza quasi sempre argomentazioni che non hanno fondamento scientifico, in questo caso ci saranno amministratori locali che nelle loro ordinanze parleranno di situazioni che non hanno alcun argomento scientifico a supporto se non la spinta emotiva di parte della popolazione.

Il caos in cui siamo piombati non è una novità. Tante volte mi sono chiesto perché la Sicilia sia fanalino di coda in tutte le classifiche, in tutti gli indicatori. Non c’è un parametro in cui non abbia letto da qualche parte che la nostra Isola non sia agli ultimi posti. Qualità della vita, occupazione, economia, poi è arrivato il covid e anche qui abbiamo avuto record di contagi, record negativo di vaccini, e chi più ne ha più ne metta. E oggi nei quotidiani cosa leggo? Che la Sicilia è forse l’unica regione dove è scoppiata l’anarchia delle scuole in maniera così deflagrante.

Non avrò ottenuto la risposta al perché succede sempre a noi, ma forse una ulteriore conferma sì, quella l’ho ottenuta. Oggi in Sicilia si potrà andare al cinema, in palestra, al bar, a correre, allo stadio, prendere un aperitivo, fare mille cose, ma in moltissimi posti non si potrà andare a scuola. Il messaggio arriva forte e chiaro. Quel luogo che dovrebbe fare la differenza nel saper riconoscere una fake news da una notizia vera, che avrebbe potuto aiutare tanta gente a capire che un vaccino aiuta a salvare la vita, oggi è posizionato da chi ci governa, e da una parte della comunità, all’ultimo posto nella gerarchia delle cose fondamentali della nostra società. E non importa se per un giorno o due. Non importa se tra qualche ora probabilmente saremo in zona arancione. Cioè che importa è avere lanciato questo messaggio, chiarissimo a tutti. Nella terra del boom del reddito di cittadinanza a causa della disoccupazione, nella terra ultima in tutte le classifiche, la scuola si può sacrificare, tutto il resto no.

So bene che qualsiasi decisione del sindaco alla fine viene criticata. Ma anche per questo motivo esistono le regole, esistono delle leggi che stanno sopra di noi e che ci indicano la via maestra da seguire. Questa volta non sono bastate. Siamo ultimi in tutte le classifiche? Chi è causa dei suoi mali, pianga se stesso.