L’amore per il prossimo, il calcio, Facebook: a Balestrate arriva don Francesco, il prete che vuole portare la Chiesa per le strade

Sul suo profilo Facebook ha già accettato decine di richieste di amicizia. Il suo arrivo a Balestrate ha scatenato entusiasmo e grande curiosità. Perché lui, padre Francesco Giannola, ha solo 31 anni e si troverà a guidare una comunità piena di speranza e voglia di emergere tra mille difficoltà. “Ascolterò la gente – dice don Francesco – come ha ricordato il Papa voglio avere odore di pecora, nel senso di stare a contatto con la gente. Visiterò gli ammalati, cercherò il dialogo coi giovani”. Il nuovo prete promette di portare la Chiesa oltre i confini della parrocchia, a cominciare da quella realtà che la comunità balestratese sta vivendo con grande passione: il calcio. “Da oggi tiferò prima per il Balestrate e poi per il Palermo – scherza – sono un centrocampista, se dovessero invitarmi a giocare…”

Don Francesco, ci parli di lei, del suo passato.
“Ho 31 anni e sono originario di Partinico. La mia vocazione nasce proprio nella parrocchia di Santa Caterina da Siena, in modo molto sereno e normale. Sono stato in un primo momento ministrante, poi ho fatto un percorso di crescita dell’Azione cattolica, quindi all’interno di questo cammino pian piano ho maturato questa scelta. Sono stato ordinato il 22 maggio 2010, sono stato sacerdote a Monreale, Carini, poi di nuovo a Monreale”.

Conosceva già Balestrate?
“La conosco per fama come cittadina serena, generosa. Ho letto un libro di Domenico Tuzzo dove elogia il paese per la capacità di comunione, per la bellezza dello stare insieme. Mi sono anche confrontato con padre Gaglio, con don Michele Drago, con padre Geraci e padre Chimenti, che mi hanno parlato tutti bene di Balestrate dicendomi di conservare un ricordo positivo. Certamente i problemi ci sono ovunque ma sicuramente questo è un bel posto che sto imparando già ad amare”.

Qual è il suo modo di rapportarsi alla parrocchia e ai fedeli?
“La parrocchia è grande, ci sono tantissime attività, associazioni, gruppi ecclesiali. Cercherò di incontrare tutti e dialogare per comprendere cosa la parrocchia chiede per il suo percorso spirituale, comunitario, di evangelizzazione. La chiesa deve essere aperta, missionaria, deve stare in mezzo alla gente. Come dice Papa Francesco deve essere una chiesa che sa soffrire e sa sporcarsi. Vorrei fare odore di pecora come dice sempre il Papa, avere l’odore della gente, stare vicino ai giovani, agli ammalati, entrare in dialogo con la comunità cercando di cogliere le qualità per potenziarle”.

Lei è un esponente dell’Azione cattolica: quali sono oggi i confini dell’impegno sociale, civile e politico della chiesa in realtà come quella balestratese?
“Credo che la chiesa per sua natura non faccia e non debba fare politica. Certamente ha un magistero sociale che è importantissimo. Nell’ultima enciclica che ha pubblicato Papa Francesco si parla del rispetto del Creato, del bene comune, si affrontano temi come il rispetto dell’ambiente. Il prete deve essere al fianco dei cittadini, siamo chiamati con forza per dire quale è il bene comune. La vera lotta è quella della formazione, creare coscienze che siano aperte, sensibili al bene, alla cittadinanza, al rispetto delle regole e degli altri”.

 Un prete su Facebook per Balestrate è una novità. Ha già tanti amici balestratesi: si aspettava questa accoglienza?
“Intanto voglio dire che sono felice di venire a Balestrate, sono davvero contento. Quando il Vescovo mi ha chiamato sono rimasto meravigliato e stupito, non me l’aspettavo perché conosco la grande realtà che questa comunità rappresenta. Mi sono sentito spiazzato ma subito rincuorato perché nel libro di Geremia, che era giovanissimo pure lui, è scritto che lui, preoccupato, disse a Dio che lo aveva chiamato “ma io sono giovane”, e Dio risposte “Non ti preoccupare, va dove ti mando”. L’ho vista come una risposta alla mia perplessità iniziale. Vuol dire che c’è un disegno che vuole questo. Ho la consapevolezza di una grande responsabilità. Sono grato e felice per la manifestazione di affetto che la comunità da subito ha mostrato nei miei confronti . Mi sono sentito subito a casa, in famiglia, amato”.

Siamo nel cuore della provincia di Palermo, in una terra dove la lotta contro la mafia e per la legalità coinvolgono, lo ha detto lo stesso Papa, anche la Chiesa.
“La Chiesa ha una sua posizione che è molto chiara ed è stata ribadita dal Papa. La mafia va condannata così come tutti gli atti mafiosi”.

In tema di immigrazione pensa che la parrocchia di Balestrate possa accogliere le indicazioni del Papa sull’accoglienza dei profughi?
“I migranti sono degli uomini, persone che vanno accolte, rispettate, aiutate, confortate, perché scappano per disperazione e veramente vivono dei disagi sociali non indifferenti. In questo momento c’è una riflessione delle parrocchie su come realmente devono accogliere i profughi e presto tutte potrebbero accogliere migranti in difficoltà”.

 Lei é sempre stato un prete dinamico: ha in mente qualche iniziativa, qualche proposta per Balestrate?
“Sono dell’avviso che ogni parrocchia abbia il suo modo di essere, di proporsi. Importare soluzioni esterne che non nascono dal desiderio e dalle attese della comunità, è sempre qualcosa che potrebbe non portare il frutto sperato. Sono certo che la comunità stessa in modo creativo e originale saprà trovare soluzioni. Dobbiamo entrare in una logica diversa: non dobbiamo pensare a una parrocchia che è orientata all’auto preservazione, ma a una chiesa che esce nel mondo, nelle strade, nei luoghi abitati nei giovani. Non deve essere il giovane a orbitare nello spazio della parrocchia ma noi, la chiesa, la parrocchia, a entrare dentro agli spazi abitati da loro, parlare il loro linguaggio”.

A Balestrate ad esempio una delle realtà più entusiasmanti è quella della squadra di calcio. Lei per quale squadra tifa?
“A me piace il calcio, giocavo a centrocampo. Certamente un po’ gli impegni mi hanno allontanato dalla pratica, ma se mi invitano… Da oggi tiferò Balestrate e solo dopo il Palermo”.

Un’ultima domanda: la cosa che più sta incuriosendo è la sua giovane età, il fatto che magari si trova ad affrontare problemi di gente molto più grande di lei. Questo le ha mai provocato  difficoltà?
“Credo che l’età non sia il principale aspetto capace di rivelare la maturità di una persona. Con questo non voglio assolutamente essere arrogante, ma credo che importante sia invece la capacità di ascolto. Ho imparato che la gente più che avere risposte o delle ricette pronte, ha bisogno di essere ascoltata. Il vero desiderio delle persone è trovare qualcuno che sappia donare il proprio tempo per ascoltare le difficoltà, le sofferenze, le fatiche personali e della famiglia”.